30 ottobre: Festa dell’Arma di Cavalleria

  
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La battaglia di Pozzuolo del Friuli fu una battaglia difensiva che si svolse durante la prima guerra mondiale tra il 29 e il 30 ottobre 1917 impegnando le forze della 3ª Armata italiana e le forze tedesche che cercavano di tagliarle la linea di ritirata dopo la rotta di Caporetto. Dopo due giorni di combattimento le forze italiane utilizzate nella battaglia erano quasi annientate, ma la 3ª Armata era riuscita a ritirarsi oltre il Tagliamento. La 2ª Brigata di cavalleria era al comando del generale Emo Capodilista e comprendeva il “4° Reggimento Genova Cavalleria” e il “5° Reggimento Lancieri di Novara”, ed aveva il compito inequivocabile di difendere ad ogni costo l’ala destra della 2ª armata, compito che sottintende il sacrificio dei due reggimenti di cavalleria. La 2ª brigata entrò a Pozzuolo del Friuli alle 17.30 del 29 ottobre ed i due reggimenti furono schierati ad est (Genova cavalleria) e ad ovest (Lancieri di Novara) dell’abitato. L’abitato stesso fu organizzato a difesa e furono inviate pattuglie verso nord e verso est. Una pattuglia venne coinvolta in combattimenti a Campoformido, essendo caduta in un’imboscata. A notte il generale Capodislista tiene il rapporto ufficiali e si dice che abbia concluso «Signori, questo deve essere il nostro camposanto». La notte del 30 ottobre burrascosa e di pioggia ininterrotta, passa relativamente tranquilla. Mentre la 2ª brigata si stava preparando alla difesa, la 1ª brigata, attaccata da forze nemiche preponderanti, era stata costretta a ritirarsi fino a Codroipo. Di fronte a questo fatto il comando della 2ª armata ritenne, erroneamente, che la 14ª armata nemica stesse marciando verso ovest, e decise un contrattacco contro quella che riteneva l’ala sinistra del nemico, contrattacco che avrebbe utilizzato Pozzuolo del Friuli come perno di manovra. A Pozzuolo del Friuli venne quindi avviata la brigata Bergamo (25° e 26° reggimento di fanteria), che era all’ala destra delle forze che stavano contrattaccando. All’alba del 30 ottobre, pattuglie del Genova cavalleria e dei Lancieri di Novara furono inviate in esplorazione e segnalarono la presenza di nuclei nemici, armati di numerose mitragliatrici, nella zona di Terenzano. Il primo contatto col nemico fu preso da due pattuglie del Genova cavalleria, a nord dell’abitato di Pozzuolo. Verso le 11,00, l’avanguardia della 117ª divisione tedesca, proveniente da Terenzano, effettuò il suo primo attacco in forze, ma venne respinta dalle mitragliatrici e dal 2° squadrone del Genova cavalleria. Verso le 12,00 l’attacco venne rinnovato con maggiori forze, ma fu ancora respinto, questa volta alla baionetta e un successivo tentativo di aggiramento da parte delle forze tedesche fu sventato con una carica del 4° squadrone del reggimento Lancieri di Novara, comandato dal capitano Sezanne. Mentre si svolgevano questi combattimenti la brigata Bergamo prese contatto con la cavalleria, dopo una marcia di cinque ore sotto la pioggia battente. Il comandante della brigata (colonnello Piero Balbi), dopo un colloquio con il generale Capodilista, in ossequio agli ordini ricevuti ed alle informazioni che aveva avuto dal comando di armata, fece proseguire i suoi uomini verso Carpeneto a nord ovest di Pozzuolo, tenendo in paese un battaglione ed il suo comando. Alle 14,00 i reparti della Bergamo a nord di Pozzuolo furono attaccati dalle forze della 5ª divisione tedesca. Contemporaneamente a Pozzuolo affluivano unità della 60ª divisione di fanteria austriaca, che, provenendo da est, affiancò la 117ª divisione, gli attacchi delle due divisioni vennero sostenuti dal reggimento Genova cavalleria fino alle 16,30, quando le truppe austriache e tedesche riuscirono a superare la barricata che impediva l’accesso da Terenzano. In questi combattimenti il tenente Carlo Castenuovo delle Lanze del Genova cavalleria fu ferito a morte. Ancora una volta il 4° squadrone del Lancieri di Novara caricò i nemici per respingerli. Intervennero nella battaglia diversi civili che soccorsero i feriti o si sostituirono a loro sulle barricate, tuttavia, nonostante tutti gli sforzi dei cavalieri e della popolazione, alle 17,30 il nemico riuscì a piazzare alcune mitragliatrici nelle case del paese, rendendo insostenibile la posizione della brigata di cavalleria. Dopo otto ore di combattimenti il generale Capodilista ordinò ai reggimenti di rimontare a cavallo e di ripiegare su Santa Maria di Sclaunicco. In testa ai reparti in ordine di combattimento alle 18,30 il generale Capodilista raggiunse la località. Ultimo a lasciare Pozzuolo fu il 4° squadrone del Genova cavalleria, che, stretto da presso dal nemico, effettuò un’ultima carica, in cui fu quasi completamente annientato e perse la vita il suo comandante, capitano Ettore Laiolo. Intanto anche la brigata Bergamo era costretta a ripiegare su Santa Maria di Sclaunicco, lasciando molti prigionieri in mano al nemico, compreso il comando della brigata, catturato a Pozzuolo del Friuli. La resistenza nell’abitato cessò solo alle 19, dopo una difesa che lo stesso nemico riconobbe valorosa. La 2ª brigata di cavalleria a Pozzuolo la mattina del 30 ottobre inquadrava nei suoi ranghi 968 uomini fra ufficiali, sottufficiali e truppa, alla sera ne rimanevano solamente 501, quindi fra morti e dispersi aveva perso quasi metà dei suoi effettivi. Le perdite della brigata Bergamo non sono note, ma comunque furono numerose.

Furono proposte, per le azioni del 30 ottobre ben 176 onorificenze. Fra queste fu concessa la medaglia d’argento allo stendardo del reggimento Genova cavalleria e del reggimento Lancieri di Novara. Il generale Emo Capodilista ebbe l’Ordine militare di Savoia, mentre il tenente Carlo Castelnuovo delle Lanze ed il capitano Ettore Laiolo ebbero entrambi la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Oltre a queste furono concesse, per i fatti della giornata, 48 medaglie d’argento, 43 medaglie di bronzo e 56 croci di guerra. Oltre alle onorificenze furono emessi 20 encomi solenni e 7 promozioni per meriti di guerra.