Parlare di Francesco Paga, l’Eroe per il quale tra non molto deporremo la corona di alloro, comporta inesorabilmente ricordare l’eccidio di Kindu accaduto l’11 novembre 1961, evento sconvolgente che ebbe la capacità di infondere negli italiani, non solo commozione ma un alto sentimento di solidarietà per cui si strinsero, tutti, intorno alle famiglie dei trucidati. Appartenevano alla 46^ Aerobrigata dell’Aeronautica Militare ed era la prima missione italiana all’estero effettuata sotto l’egida dell’ONU. Oggi la denomineremmo “peace keeping”. Operavano in un territorio dilaniato da conflitti etnici, interni e vendette tribali; erano consapevoli dei rischi, ma fiduciosi di riuscire e sicuri che la popolazione conoscesse la loro funzione e le loro intenzioni pacifiche. Il Congo, terra immensa, aveva ottenuto l’indipendenza il 30 giugno 1960, dopo 80 anni di dominazione belga e varie forme di adattamento alle spinte rivoluzionarie e popolari. Basti ricordare l’esperienza della Comunità Belga – Congolese creata da Re Leopoldo I nel 1955 e la partecipazione della popolazione alle elezioni dei rappresentanti del Governo di cui avrebbero fatto parte anche esponenti locali – inutile dire che gli esponenti locali prevalsero – il paese era sconvolto dalle lotte di potere, a seguito della decolonizzazione conseguente agli esiti della 2a Guerra Mondiale, tra le milizie o sodataglie di Gizenka, Josepf Kasavubu e i katanghesi di Moise Ciombe. Già dal 1959 le milizie di Lumumba, fondatore del “Movimento Nazionale Congolese” avevano creato disordini. La lotta era alimentata, nell’ombra, dai due blocchi: quello facente riferimento agli Stati Uniti e quello Orientale capeggiato dall’Unione Sovietica, entrambi interessati all’enorme ricchezza del territorio: miniere di Diamanti, Uranio, e tanto altro. Anche le Nazioni Unite erano alle loro prime armi e non furono attente alla dislocazione logistica del contingente italiano che fu acquartierato in diverse palazzine, poste in periferia e distanti dal centro oltre un chilometro ma soprattutto senza una difesa efficiente. Infatti, i nostri, le armi le lasciavano a bordo degli aerei proprio per non creare dubbi nella popolazione. Gli equipaggi dei due C-119 italiani giunti a Kindu vennero accusati di fornire armi ai secessionisti e verso di loro si scatenò una furibonda violenza. La piccola scorta armata malese venne annientata da circa settanta uomini della soldataglia katanghese mentre altri duecento erano pronti ad intervenire in caso necessità. Gli uomini brandivano armi tra le più varie, dalle lance, agli archi con frecce ai moderni mitra del tempo ed immediatamente gli equipaggi dei due C -119 che avevano portato fino a quel momento vettovaglie e quanto occorreva alla popolazione, radunati in una palazzina, adibita a mensa, per consumare il pasto al rientro dalla spedizione, vennero accerchiati e malmenati. Il Tenente medico Remotti, giunto in Congo con quel volo, fu ucciso immediatamente mentre, gli altri dodici furono trasportati nel vicino carcere e sottoposti a orrende sevizie e torture. I resti di quegli Eroi poterono tornare in Italia nel 1962, solo perché un graduato in servizio presso il carcere, di religione cattolica, al quale era stato dato ordine di gettare i corpi nel fiume in pasto ai coccodrilli, con l’aiuto di due detenuti, di notte, scavò due fosse dove ripose i corpi dei 13 Caduti. Le salme ora riposano presso il Sacrario di Kindu eretto nelle vicinanze dell’aeroporto di Pisa costruito con la sottoscrizione di tutti i cittadini Italiani indetta all’indomani della notizia, ed una stele a loro Memoria è innalzata nei pressi dell’Aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino. Nel 1994 ai 13 Caduti, ai quali si aggiungono altri quattro morti per un atterraggio di emergenza finito male di un C- 119, venne concessa “alla Memoria” la Medaglia d’Oro al Valor Militare. La Missione di pace della 46^ Aerobrigata in Congo si conclude il 19 giugno 1962 ma L’Aeronautica Militare vi ritorna sotto l’Egida dell’“Unione Europea” nel 2006 per vigilare sullo svolgimento delle prime elezioni democratiche in Congo. Francesco Paga aveva sognato sin da ragazzo di essere Aviatore. Quando la sua domanda di arruolamento fu accolta, era contento: si avverava il suo sogno. L’equipaggio del C-119 India-6049 (nominativo radio “Lyra33”), di cui egli faceva parte è il seguente: Cap. pilota Giorgio Gonelli, S.Ten. pilota Giulio Garbati, M.llo motorista Filippo De Giovanni, S.Mag. Nicola Stigliani, S.Mag. Armando Fabi, Sgt. Marconista Francesco Paga. Le Relazioni Sono pervenute quattro relazioni redatte dagli studenti dell’Istituto Comprensivo “san Pio da Pietrelcina” diretto dal Dirigente Scolastico Lidia Vanda Denza, coordinati per le 3e classi dalla Prof.ssa Maria Colomba Simolo e per la 2a dalla Prof.ssa Carmela Minnitto. La traccia della ricerca sull’Eroe Francesco Paga è stata unica per tutti i concorrenti, sia per la loro giovane età ed anche per non creare differenziazioni nelle metodologie d’indagine e di approfondimento affidate alla specifica capacità del singolo o del gruppo: Francesco Paga – Nel corso della Storia molti sono stati gli Uomini che con alto senso del dovere, hanno sacrificato la loro esistenza per riportare la concordia e l’armonia nei paesi tormentati dalle guerre: Francesco Paga è stato uno di loro. Delinea il suo profilo umano e militare evidenziando il gesto eroico che lo nobilita La relazione redatta da Teresa Pia Santucci e Francesco Mastrogiacomo della 3a A è ricca di contenuti e pone in risalto le molte pagine di storia che ricordano il sacrificio dei nostri Eroi, tanto da sentire il bisogno di una memoria estensibile come quella dei moderni cellulari. I nostri giovani che, andando a scuola, transitano accanto alla stele dell’Eroe, si chiedono: ma chi è quest’Uomo? Viene fuori in tal modo la curiosità intellettiva d’indagare, scaturisce l’analisi della situazione politica nell’ex Congo belga che, ottenuta l’indipendenza, non era pronto ad autogovernarsi dopo quasi un secolo di colonizzazione. Sottolineano anche le tensioni tra i vari capi che aspiravano al governo dell’immenso Stato. Il caos e la violenza divamparono in ogni luogo fino all’assassinio di Lumumba che portò il Congo alla guerra civile, e poi rifulse l’eroismo italiano. La relazione di Erica Marrone, ancora della 3a A, inizia esaltando l’eroismo di chi muore per un’opera di pace perché non solo è di alto valore morale ed etico ma offre alla terra che lo ha generato gloria e rispetto perché s’identifica in lui. Partendo dalla constatazione che le generazioni passate si sono sempre legate alla guerra a danno del progresso, precisa che il concetto di pace oggi non è più una metafora, un sogno ideale ma è giunto il momento in cui la Pace sia una realtà: occorre solo che gli uomini la vogliano. E riportandosi al Nostro Eroe chiarisce che, spesso, il percorso per raggiungere la Pace è lastricato da atti di eroismo dei tanti che offrono anche la loro vita per essa. Conclude con orgoglio, che la sua terra deve potersi gloriare di aver espresso un tale campione di abnegazione, eroismo e senso della solidarietà. Il gruppo di undici allievi della 3a B pone, domande, interrogativi, perplessità, soprattutto a noi adulti, e lo fa con riferimenti letterari e storici di alto rilievo, e con alte capacità logiche e metodologiche, evidenziando come la storia sia costellata da guerre tanto che anche tra i testi letterari dei nostri studi ci avvaliamo, per esempio, dell’Iliade un poema epico guerresco citato a proposito perché, oltre ad essere opera letteraria e poetica, ci narra di una guerra, dei suoi stratagemmi e delle sofferenze, devastazioni e lutti che sparge in ogni luogo ed in ogni individuo. Ed il Gruppo si domanda: E perché mai gli Uomini vogliono la Pace e fanno la Guerra? Ed ancora ci ricordano che a seguito della 2a guerra mondiale nacque l’ONU con lo scopo precipuo di rendere vivibili e pacifici molti Paesi nel Mondo. E per adesione intima, sentita, il Nostro partecipò alle “missioni di pace” e realizzò i sentimenti di fratellanza, altruismo, solidarietà che animavano il suo cuore ed il Suo sogno di bambino di aprirsi a nuovi orizzonti. La quarta relazione redatta dai 15 studenti della 2a Media ci porta a riflettere sull’art. 11 della Costituzione che recita «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli» e sottolineano la necessità che tutti compiano sforzi affinché nel mondo regni la pace. Significativa è la loro convinzione, attestata nell’ultima parte della relazione, che bisogna rafforzare la cultura della pace con il dialogo tra i popoli affinché sparisca il concetto di nemico. Descrivono il monumento al Nostro Eroe come monito per tutti, voluto dall’Ufficiale dell’Aeronautica Cosimo Scrafa, costituito dal grosso masso erratico che simboleggia la terra dell’Eroe, la sua Aeronautica dall’Aquila Turrita, dai simboli dell’ONU e dalla pala del C119, l’aereo del suo ultimo volo. Grazie ragazzi avete svolto relazioni eccellenti. Desidero aggiungere solo alcune considerazioni. È importante che il monumento sia stato innalzato nelle vicinanze della vostra scuola ed è significativo l’aver rappresentato la figura dell’Eroe vanto ed onore per la cittadina che gli ha dato i natali e che s’identifica in lui. Cade a proposito il dialogo tra il maestro e l’allievo nella “Vita di Galileo” di Bertold Brecht allorché il discepolo Andrea dice al maestro: «sventurata quella Terra che non ha Eroi» ed il maestro risponde: «No, sventurata quella Terra che ha bisogno di Eroi». Questa è la memoria che abbiamo e che ognuno di noi, pietrelcinese, napoletano, italiano nel sangue, nell’indole, nel cuore, nel coraggio, ha il dovere di preservare dall’oblio del tempo il Serg. Marconista Francesco Paga MOVM. Il suo e il nome degli altri Eroi italiani, con il loro martirio avvenuto nelle “Missioni di Pace”, ci fanno sentire orgogliosi. Vi auguro un cammino felice ma sappiate che la conquista di qualsiasi meta, anche quella che può rappresentarsi molto semplice da raggiungere, e qualsiasi progresso è e sarà solo frutto della vostra intelligenza, capacità volontà e lealtà. Siate dei nuovi Ulisse, tesi alla ricerca, squarciate i vostri orizzonti, andate più in alto e più lontano. Onore alle Forze Armate, Onore all’Eroe Francesco Paga.
Pasquale Campo